Lo shopping compulsivo - Centro di Psicologia Clinica e Psicoterapia: depressione, anoressia, bulimia, ansia, panico, testimonianze, psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista Milano, Monza, Lugano

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Lo shopping compulsivo

REDAZIONE
LO SHOPPING COMPULSIVO

Definito in ambito psichiatrico come “compulsione patologica all’acquisto” o anche “oniomania” (mania degli acquisti), lo shopping compulsivo è un disturbo del controllo degli impulsi, caratterizzato dalla spinta irrefrenabile ad entrare in un qualsiasi negozio per acquistare oggetti perlopiù inutili, molto costosi e di cui non si ha la reale necessità.

Vi sono delle condizioni che fanno dello shopping un comportamento anomalo e preoccupante:
  • le spese sono eccessive, cioè molto al di sopra delle possibilità economiche di chi acquista;
  • lo shopping si ripete più volte alla settimana;

  • la mania degli acquisti compare come abitudine nuova rispetto a quelle della persona;
  • il piacere è nell’atto di spendere e non nel possesso dell’oggetto;
  • si comprano cose di cui non si ha bisogno e che poi verranno riposte in casa, ancora impacchettate o con l’etichetta del prezzo;
  • la persona diventa schiava del suo comportamento: non comprare provoca gravi crisi d’ansia, panico e frustrazione;
  • la giornata ruota intorno alle ore da dedicare allo shopping e si diventa ansiosi se qualcosa interferisce con i propri progetti;
  • una volta terminato lo shopping, si è pervasi da un profondo senso di colpa e di sconforto, che spinge a nascondere gli acquisti dagli sguardi indagatori dei familiari, o ad eliminarli facendo regali, per dimenticarsene al più presto;
  • a causa di tale mania, la persona vive spesso un disagio personale in termini di stress, problemi sul lavoro e in famiglia, è vittima di indebitamenti o di tracolli finanziari, di separazioni o di divorzi.

Quali sono le cause?
Secondo alcuni psichiatri, lo shopping compulsivo sarebbe il risultato di un cattivo funzionamento dell’attività della serotonina, una sostanza prodotta nel cervello. L’alterazione chimica di tale sostanza provocherebbe dei disturbi tra cui anche il mancato controllo dell’impulsività: da qui la spinta a soddisfare immediatamente un bisogno irresistibile.
In realtà, non è ancora chiaro se lo shopping compulsivo è dovuto ad una serie di impulsi irresistibili che si ripetono nel tempo (e in tal caso il disturbo sarebbe davvero legato al cattivo funzionamento della serotonina), oppure se si tratta di comportamenti “ossessivi”, che una persona deve cioè compiere ad ogni costo per placare, almeno temporaneamente, dei pensieri ansiosi. Astenersi da tali comportamenti genera panico ed ulteriore ansia: la persona diventa così schiava delle sue azioni. In questo caso, però, la colpa della mania degli acquisti non sarebbe da attribuire alla serotonina: si tratterebbe invece di un comportamento compulsivo che la persona si sente obbligata a mettere in atto per placare un’idea ossessiva.

La compratrice coatta o “compulsive shopper”
Il 90 per cento delle persone schiave della mania degli acquisti sono donne.
In genere hanno un’età che va dai trenta ai cinquant’anni, di classe sociale media: casalinghe, segretarie, impiegate, commesse.
Molto spesso lo shopping compulsivo è il sintomo di un disagio più profondo, che la donna vive da tempo: altre manie e ossessioni, disturbi dell’umore, difficoltà ad accettarsi, scarsa autostima, disturbi del comportamento alimentare.
C’è inoltre un legame piuttosto complesso tra la compulsione agli acquisti e la depressione: molto spesso, infatti, le compratrici coatte soffrono di episodi depressivi, durante i quali l’impulso all’acquisto è più forte e si presenta con maggior frequenza. Il tono dell’umore migliora poi facendo shopping.

Compulsione o compensazione?
E’ importante distinguere tra i comportamenti compensatori e le compulsioni vere e proprie.
Nel primo caso acquistare e spendere serve ad alleggerire le frustrazioni della vita, a scacciare il malumore, a riempire di oggetti un’esistenza vuota, a sostituire la persona amata che non c’è più. L’azione del comprare provoca un piacere temporaneo, non tanto legato all’oggetto acquistato, quanto all’atto stesso dell’acquisto. E’ un piacere che viene momentaneamente placato, ma che si ripresenta il giorno dopo, in modo simile a quanto accade con la droga, l’alcool o il fumo.
Nel caso della compulsione, invece, la spinta proviene dal tentativo di proteggersi da una determinata paura, da un’idea ossessiva, che si tenta di tenere a bada mediante una sorta di rito, di antidoto contro l’ansia, che è appunto lo shopping. Le paure che stanno dietro alla compulsione sono diverse e variano da un individuo all’altro. La mania di molte compratrici coatte di acquistare vestiti potrebbe ad esempio nascondere il loro timore di apparire poco desiderabili, sciatte, o colmare il loro desiderio di essere al centro dell’attenzione, soprattutto degli uomini. Esse si illudono così di avere sotto controllo la situazione.
Cosa si acquista?

Alcuni prodotti commerciali sono preferiti ad altri. Questo dipende, oltre che dai gusti personali, anche dalla classe sociale e dal livello culturale della persona, per via di una diversa importanza attribuita agli oggetti e per un diverso impatto emotivo nei loro confronti.
Molte donne sono motivate dal bisogno di rendere più piacevole e rassicurante la propria casa: gli acquisti saranno morbidi teli da bagno, ammalianti profumi o seducenti capi di biancheria per il letto. L’abitazione finisce per traboccare di divani, tavolini, tappeti, soprammobili, televisori; la cucina di frigoriferi, forni a microonde, frullatori.
Ci sono poi gli oggetti che valorizzano il look, meglio se di marca e all’ultima moda: vestiti, biancheria intima, cosmetici per viso e corpo, gioielli, sono collezionati a decine, di tutte le marche, modelli e colori.
Gli uomini sono invece maggiormente attratti da nuovi Cd, videogiochi e software, che devono comprare non appena escono sul mercato. Anche cravatte, scarpe e giacche sono regali che spesso si concedono, con la scusante di non avere altri vizi, come il fumo o l’alcool, per ricompensarsi delle fatiche della giornata di lavoro.

I significati dello shopping compulsivo
Lo shopping compulsivo può avere diverse finalità, non sempre consapevoli a chi acquista. Può rappresentare:
  • una specie di “terapia dell’anima”, poiché riduce la tensione e aiuta a riacquistare serenità. La ricerca del negozio, del prodotto, del colore, delle dimensioni, della marca, produce un’eccitazione che viene scaricata con l’acquisto. E’ comunque una terapia di breve durata, che può risolvere tensioni momentanee, ma non certo i problemi più profondi della persona.
  • un modo per attirare l’attenzione e il rispetto degli altri, per affermare il proprio potere e vincere così un complesso di inferiorità. Lo sanno bene i commessi e i negozianti, che non perdono occasione per adulare l’acquirente, sottolineando il suo buon gusto e la sua indiscutibile capacità di scegliere.
  • un modo per gratificarsi, riempire un vuoto presente o passato, evadere dalla realtà quotidiana frustrante e stressante, tenere a bada ansie e preoccupazioni, riacquistare sicurezza in se stessi.
  • una forma di gratificazione infantile, poiché permette di incorporare, acquistandolo, l’oggetto del desiderio, rivivendo in qualche modo l’esperienza confortante e protettiva del neonato dopo la poppata al seno della mamma.

Altri disturbi del controllo degli impulsi
Lo shopping compulsivo è una vera e propria dipendenza, non fisica, come nel caso di alcool e droga, ma psichica: sono depresso, quindi devo acquistare per tirami un po’ su! Si comincia in maniera lieve e sporadica, per rimanere presto chiusi in un circolo vizioso che spinge a comprare e a spendere sempre di più.

I disturbi del controllo degli impulsi hanno le seguenti caratteristiche:
  • incapacità di resistere ad un impulso, a un desiderio impellente, o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé o per gli altri;
  • prima di compiere l’azione, la persona avverte una sensazione crescente di tensione o di eccitazione;
  • nel momento in cui commette l’azione stessa, prova piacere, gratificazione o sollievo;
  • dopo l’azione, vi sono rimorso o senso di colpa.

Lo shopping compulsivo assomiglia, per queste caratteristiche, ad altri disturbi del controllo degli impulsi:
  • come la cleptomania, che è caratterizzata dall’ incapacità di resistere all’impulso di rubare oggetti che non hanno utilità personale o valore commerciale; la differenza fondamentale tra i due disturbi è che la compratrice coatta provvede sempre a pagare ciò che acquista;
  • un altro disturbo del controllo degli impulsi è il gioco d’azzardo patologico: come lo shopping, anche il gioco produce un’impennata di adrenalina, uno stato di tensione, una sensazione temporanea di potere; in comune c’è anche la consapevolezza di non riuscire a fermarsi una volta iniziato a comprare o a giocare, e questo può creare paura e angoscia. Perdere il controllo genera poi il desiderio di rimettersi alla prova: ecco allora un nuovo acquisto o un’altra giocata.

Vi sono persone che più facilmente cadono preda delle varie forme di dipendenza. Talvolta lo stesso individuo ne presenta più d’una (ad esempio bulimia e shopping, gioco patologico e alcool, shopping e droga, ecc.), oppure può accadere che una dipendenza prenda il posto di quella che è stata da poco superata.

Il ruolo della pubblicità
Lo shopping compulsivo è una di quelle malattie legate alla società del consumo e del benessere. Il ruolo della pubblicità non è infatti da sottovalutare: la pubblicità ci invita a credere che lo shopping possa diventare una ragione di vita e permetta di cambiare la propria personalità, se non l’intera esistenza.
La pubblicità ci assicura di poter comprare quello che vogliamo essere: dà la forma commerciale ai nostri desideri inconsci, tanto che un vestito, un profumo, un accessorio riescono a soddisfare desideri di sicurezza, conforto, identità, status sociale e potere. Questo perché la cultura contemporanea  ci spinge a forme di gratificazioni infantili invece che alla ricerca di condizioni di vita più appaganti, sul piano familiare, lavorativo o sociale. I periodi delle svendite e dei saldi, inoltre, esercitano un fascino irresistibile per i compratori coatti.
Anche la diffusione della carta di credito, che permette di possedere all’istante e di pagare in seguito, si rivela deleterio, poiché attenua le inibizioni e i limiti che normalmente ci si pone di fronte agli acquisti.
 
Le cure
Dal momento che lo shopping compulsivo si presenta spesso come problema collegato ad altri disturbi mentali o di comportamento, è lo specialista che deve valutare l’insieme delle problematiche presenti nella persona per arrivare ad una diagnosi il più completa possibile.
Per quanto riguarda il trattamento a base di farmaci, le medicine impiegate appartengono al settore dei farmaci antidepressivi, che servono a rendere stabile l’umore, oltre a farmaci che tengono sotto controllo le idee ossessive.
Non esiste ancora la pillola infallibile nella cura della mania degli acquisti. Quello che è certo è che non è necessario nessun farmaco per quelle donne che solo saltuariamente presentano episodi di compere compulsive, che non causano solitamente gravi situazioni di stress personale, socio-familiare o finanziario.
Nella maggior parte dei casi, invece, ad una cura a base di farmaci, può essere molto utile integrare una psicoterapia. E’ importante capire quale valore simbolico ha la dipendenza per la persona che ne soffre e andare alla radice del problema: quali sono i bisogni psicologici che la dipendenza soddisfa, se vi sono blocchi psicologici, ferite narcisistiche dimenticate o rimosse dalla coscienza. Essendo lo shopping compulsivo un modo per sopperire alla mancanza di autostima della persona, l’intervento terapeutico ricerca i motivi che stanno alla base della svalutazione di sé.
Da ultimo, sull’esempio dei gruppi per alcolisti, in America si stanno già organizzando gruppi di Debitori Anonimi, vittime della malattia degli acquisti. Si tratta di una forma di terapia di gruppo ancora in via sperimentale, dove i compratori compulsivi si ritrovano per condividere le emozioni negative (senso di colpa, sconforto) che si provano una volta terminato lo shopping.

Consigli utili
Vi sono delle strategie, usate anche nelle psicoterapie volte alla cura dello shopping compulsivo, che mirano ad aggirare l’ostacolo, cioè a trovare dei modi per togliere la forza all’impulso irrefrenabile di comprare e spendere:
  • evitare di imporsi dei divieti sul proprio comportamento, poiché questo non fa che aumentare la voglia di infrangerli;
  • girare per negozi senza acquistare niente almeno per la prima ora: la compulsione infatti si allenta se si interrompe la sequenza “sono in ansia-spendo-mi calmo”;
  • prescrivere il sintomo, cioè dire “o mi astengo dal comprare, o devo comprare almeno dieci oggetti uguali a questo”: in questo modo la persona gestisce il suo sintomo e il sintomo perde molta della sua forza coercitiva.
 
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