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Attenzione al nuovo Tamagotchi

Il Tamagotchi, amatissimo pulcino virtuale nato una decina di anni fa, è stato accolto nuovamente con entusiasmo quando, la scorsa estate, è tornato sul mercato in una nuova versione. Quando venne messo in commercio la prima volta furono soprattutto adolescenti e giovani professionisti ad innamorarsene.
Con oltre 600 mila pezzi venduti solo in Italia, il fenomeno non poteva passare inosservato e, infatti, non ha tardato ad accendere dibattiti tra associazioni di genitori, psicologi e studiosi di pedagogia, indecisi sul suo valore educativo. Per questo, in Europa, il Tamagotchi ha rischiato più volte di essere ritirato dal mercato.

Un pulcino virtuale con esigenze sociali
Il nuovo Tamagotchi si presenta sempre come un portachiavi a forma di uovo, ma si è dotato anche di una porta a infrarossi che lo rende capace di “comunicare” con i suoi simili. Così chi ne possiede uno, oltre a nutrirlo e pulirlo, deve garantirgli una vita sociale e la possibilità di trovare un compagno a scopo riproduttivo.

Tranquillizza i bambini soli
I bambini sono attratti da giochi che presuppongono gesti ripetitivi come quelli che previsti dal Tamagotchi (l’ora di mangiare, la passeggiata, il momento di svago) perché i più piccoli trovano nella ripetizione una fonte di sicurezza che garantisce loro continuità, li fa star bene e li tranquillizza.

Se da un lato, però, la ricerca di stabilità nel bambino è un bisogno normale, occorre prestare attenzione perché l’attaccamento al gioco non diventi ossessivo. In questo caso, potrebbe essere la spia di carenze affettive o di una profonda solitudine: forse il bambino cerca nel suo pulcino virtuale il sostegno e l’accudimento che non trova in famiglia e proietta su di esso le cure di cui avrebbe bisogno.

Affascina gli adulti problematici
Il fatto che questo gioco abbia attratto fin dall’inizio anche molti adulti non deve stupire. Quando però il Tamagotchi diventa una preoccupazione costante, allora è probabile che lo si stia utilizzando come sostituto simbolico o come un modo per distogliere il pensiero da altri problemi.
Può accadere quando non si ha una vita affettiva soddisfacente o si vivono difficoltà psicologiche sul piano relazionale. In altri casi è il senso di onnipotenza che le dinamiche di questo gioco comunicano ad affascinare gli adulti che, probabilmente, hanno problemi a creare relazioni sane con i loro pari.

Se lo regalano i genitori
Il genitore che regala questi giochi al figlio forse sta cercando aiuto nella difficoltà di svolgere il suo ruolo. Quando si sceglie un oggetto che terrà impegnato il bambino per molte ore o che richiede una certa dedizione, bisogna chiedersi se non si sta cercando uno strumento che sostituisca la presenza di genitori assenti.
E’ un gioco squilibrato
Prendersi cura di un cucciolo virtuale è un gioco che presuppone una relazione esclusiva che può avere degli aspetti negativi, soprattutto se non diventa motivo di scambio con gli amici.

Dà dipendenza
Poiché in giochi come il Tamagotchi non è il bambino che detta le regole, formulandole in base ai suoi ritmi e al suo desiderio di giocare, ma è l’oggetto che ha dei tempi precostituiti (allarmi, richiami, sveglie), si tende a creare una sorta di dipendenza ossessiva, fatta di continui controlli e di interventi obbligati. Proprio perché il pulcino virtuale reclama in continuazione la presenza del padroncino, lo lega ai suoi bisogni e anche questo può creare una dipendenza.
Favorisce l’isolamento
Come altri videogiochi, il Tamagotchi ha un approccio di gioco individuale che non può essere condiviso. Si perde, quindi, il valore relazionale del gioco che dovrebbe favorire il confronto.
Il ruolo del bambino rispetto al Tamagotchi, inoltre, non è paritario, avendo il piccolo potere assoluto di vita e di morte nei confronti dell’oggetto.

Il pulcino può “morire”
E’ questo l’aspetto negativo più preoccupante del Tamagotchi. Nel processo di crescita, il gioco è basilare per la scoperta di sé e del mondo e non dovrebbe rappresentare una fonte di stress, né essere portatore di un messaggio negativo. Il Tamagotchi, invece, legando il bambino a sé con il ricatto della morte, lo priva della libertà, contraddicendo il principio di creatività che dovrebbe essere alla base di ogni gioco.
Inoltre, i più piccoli non sono in grado di comprendere una tematica complessa come la morte, quindi il gioco li porta a sperimentare una dimensione più grande di loro, peraltro alterata dal fatto che il pulcino può nascere e morire in continuazione. Quindi, oltre a esserci una svalutazione del concetto di morte, si crea confusione, nella mente del bambino, tra il mondo reale e quello virtuale.

Non è un videogioco
Un errore da non fare è quello di considerare il Tamagotchi come un qualunque videogioco. Non è così, perché mentre con il pulcino virtuale si viene a creare una relazione che mette in gioco la dimensione affettiva, nel videogioco il bambino non ha una controparte “attiva” e non costruisce alcuna relazione. Il pulcino, invece, richiede attenzioni e cure: la posta in gioco non è un punteggio migliore, ma il suo benessere.

Ha anche aspetti positivi
Tuttavia, il Tamagotchi, se utilizzato in maniera consapevole e sotto la guida del genitore, non va demonizzato, perché ha degli aspetti positivi che possono favorire la crescita.

Dà sfogo all’aggressività
Non deve preoccupare il fatto che il bambino assuma verso il suo gioco un atteggiamento sadico e di onnipotenza, consapevole che un premio concesso al pulcino o, al contrario, una molestia, dipendono esclusivamente da lui.
Sono spesso i giochi più crudeli quelli che facilitano l’elaborazione dell’aggressività che, in questo modo, viene liberata nel gioco e non in altri momenti della vita del bambino.

Insegna il senso della responsabilità
Se viene vissuto sul piano immaginario, il Tamagotchi ha il pregio di stimolare il senso della responsabilità, perché prendendosi cura del suo pulcino virtuale il bambino impara anche a “badare a se stesso” e a preoccuparsi per gli altri.

E’ un gioco che si può condividere
Per arrivare alla nascita del “Tamabimbo”, anche lui da curare ed accudire, bisogna trovare un partner al proprio esemplare. Questo richiede la ricerca di un compagno di gioco che condivida il progetto.

Consulenza della
Dott.ssa Arianna Nardulli
Servizio di Manuela Longo
“Viversani e belli”
25 Gennaio 2008
 
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