Il male di vivere - Centro di Psicologia Clinica e Psicoterapia: depressione, anoressia, bulimia, ansia, panico, testimonianze, psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista Milano, Monza, Lugano

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Il male di vivere

STORIE DI VITA
Il male di vivere

Mi chiamo Linda, ho 33 anni e abito a Milano da più di 10. Ho deciso di raccontare la mia esperienza con la malattia della depressione per sensibilizzare le persone a combatterla. D’indole sono sempre stata una ragazza positiva anche se molto sensibile ed emotiva, caratteristiche che possono farti diventare estremamente fragile. A causa di parecchie avversità incontrate all’età di 25 anni, della ragazza spensierata e positiva che ero, era rimasto ben poco.

Man mano che passava il tempo, mi chiudevo sempre più in me stessa, sentivo il male di vivere che cresceva in me giorno dopo giorno, mese dopo mese, avevo come la sensazione di essere una candela che via via si stava consumando.
I sintomi che lamentavo erano: mancanza di energie, spossatezza, sensazione di soffocamento, perdita di interesse, desiderio di dormire…
La cosa peggiore e’ che in questi casi ci si sente sempre più soli, in quanto i famigliari rifiutano questo tipo di malattia. Lo stesso atteggiamento viene adottato dalla gran parte della società, si e’ portati a considerare una persona bisognosa di cure solo in caso di patologie mediche ben definite. Negli ultimi anni, per fortuna, la depressione è stata riconosciuta a tutti gli effetti come una malattia, il cosiddetto  “male oscuro”, che se non curata può portare alla disperazione e al compimento di gesti inconsulti.
Io personalmente, avendo delle buone capacità introspettive, ne sono uscita cercando di dare nome e cognome ai fattori che mi avevano portato a quella situazione, e soprattutto chiedendo aiuto agli esperti del Centro Psiche, dove ho trovato ottimi professionisti che mi hanno trasmesso tanta umanità, qualità questa fondamentale per casi come i nostri. Con il loro aiuto sono riuscita a definire meglio le problematiche e a focalizzare i problemi che mi ossessionavano.
Il consiglio che voglio dare con tutto il mio cuore è di parlare di questa malattia così come si parla di qualsiasi altra patologia.
Cercate quindi di far capire ai vostri famigliari che si sta veramente male, che si ha bisogno di loro ancor più di prima. Il loro sostegno, la loro comprensione possono essere importanti, ma non sono determinanti, la cosa principale è ammettere con noi stessi di avere bisogno d’aiuto. Io ho cercato in tutti i modi di far capire il mio stato ai miei, in particolare a mia madre che si ostinava a non capire o a non voler capire, onestamente non so ancora se si è mai resa conto di come realmente sono stata…
Dopo che mi sono fatta curare, mi sono data degli obiettivi, che si sono rivelati di grande aiuto in quanto infondono quell’energia fondamentale per affrontare la vita.
Il rammarico più grande, ricordandomi del periodo in cui stavo male (5 anni circa), è appunto il non vivere, la Vita invece e’ un dono così bello che merita di essere vissuto con gioia, giorno dopo giorno, cercando di godere delle cose belle, di imparare da quelle negative, di apprezzare tutto ciò che abbiamo e che si dà per scontato.
 
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